L’agricoltura convenzionale, è stata parte integrante di un modello di sviluppo economico in evoluzione che ha condiviso negli ultimi decenni obiettivi comuni alle altre attività umane: aumentare i profitti e ridurre la manodopera. Per realizzarli ha quindi puntato sull’aumento delle rese, cioè delle quantità prodotte per unità di superficie, e sul ricorso alla meccanizzazione. Inevitabilmente si è trovata ad applicare dei sistemi intensivi, con un largo impiego di capitali per acquisire risorse esterne. Si sono ottenuti risultati molto soddisfacenti in termini di qualità e quantità, con conseguenti vantaggi di tipo economico. Non sono però mancati i risvolti negativi per l’ecologia del sistema agricolo e dell’ambiente in genere (inquinamento del terreno e dell’acqua, eliminazione di insetti innocui ma sensibili ai veleni, induzione di resistenza agli antiparassitari, appiattimento della biodiversità). Per contrastare e limitare tali inconvenienti, le tendenze più attuali dell’agricoltura convenzionale prevedono una generale razionalizzazione degli interventi, con riduzione del loro numero nell’arco del ciclo colturale. Nello stesso tempo vengono abbassate le dosi somministrate con un duplice scopo: ridurre i pericolosi accumuli di sostanze dannose nel terreno e nelle falde acquifere sottostanti e diminuire i danni sulla vegetazione circostante, sugli insetti utili e sull’ambiente in genere. Nasce l’agricoltura integrata. Questo concetto emerso negli anni 60, in alcuni paesi mira a sostituire i trattamenti sistematici da interventi mirati, tenendo conto della valutazione del rischio di danni provocato da attacchi di malattie, insetti o dalla presenze di malerbe. La gestione integrata delle colture è anche altro. E’ una strategia che tiene conto di tutti gli elementi che caratterizzano una specifica realtà agricola. Si parte dal suolo. La rotazione delle colture, la scelta delle varietà in base alle qualità del terreno, un utilizzo più razionale delle macchine agricole, sono fattori determinanti per evitare l’impoverimento del suolo e poiché, però, tutte le colture asportano elementi nutritivi, la gestione integrata valuterà anche la necessità d’intervenire con fertilizzanti la cui appropriatezza, insieme a tempi e modalità d’impiego, deve essere valutata di volta in volta.