Sul tema del rinnovo dell’autorizzazione al glifosate la Commissione europea sta cercando di trovare una soluzione che appare impossibile. Una questione che ormai non si gioca più sul piano della disputa scientifica, ma è tutta politica e simbolica.
Una maggioranza qualificata di Paesi a sostegno della proposta di rinnovare l’autorizzazione per 10 anni non c’è. Contro, neanche.
Per restare solo ai grandi Paesi, quelli il cui voto conta di più per via del metodo di calcolo previsto dalle procedure UE, Spagna e Regno Unito sono pronte a appoggiare l’idea. Anzi, soprattutto i britannici si domandano perché non prolungare di 15 anni, come prassi. La Germania è alle prese con la difficile formazione di un governo che dovrà mettere d’accordo Verdi e liberali, ci vorranno mesi.
In Italia, il ministro delle politiche agricole Maurizio Martina ha twittato che è contrario al rinnovo, ma una decisione finale del governo ancora non c’è. La Francia ha ufficialmente comunicato che dal 2022 vieterà il glifosate. Potrebbe equivalere a dire che se si rinnova per cinque anni Parigi potrebbe starci.
Il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker è stato perentorio: stavolta non succederà come accade regolarmente con gli OGM: la Commissione non andrà in appello e poi si assumerà la responsabilità della decisione. Ma se così facesse si esporrebbe alla denuncia da parte dell’industria degli agrofarmaci alla Corte di giustizia UE.
La prossima riunione del Comitato UE per i fitofarmaci in cui sarebbe possibile votare è il 23 ottobre, quindi il 12 e 13 dicembre. Ma se ci fosse accordo tra i Paesi il voto potrebbe arrivare anche con la convocazione di una riunione straordinaria.
Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 36/2017 a pag. 9
Le sorti del glifosate nelle mani della Commissione
di A. Di Mambro