La produzione biologica, così come definita nel Regolamento CE n. 834/2007 che, insieme al Regolamento CE n. 889/08, disciplina il settore, è “[…] un sistema globale di gestione dell’azienda agricola e di produzione agroalimentare basato sull’interazione tra le migliori pratiche in materia di ambiente ed azione per il clima, un alto livello di biodiversità, la salvaguardia delle risorse naturali, l’applicazione di criteri rigorosi in materia di benessere degli animali e norme di produzione confacenti alle preferenze di un numero crescente di consumatori per prodotti ottenuti con sostanze e procedimenti naturali. La produzione biologica esplica pertanto una duplice funzione sociale, provvedendo da un lato a un mercato specifico che risponde alla domanda di prodotti biologici dei consumatori e, dall’altro, fornendo beni accessibili al pubblico che contribuiscono alla tutela dell’ambiente, al benessere degli animali e allo sviluppo rurale […]”.
L’agricoltura sostenibile ed in particolare l’agricoltura biologica si fonda su quattro principi cardine dettati dalla Federazione Internazionale dei Movimenti per l’Agricoltura Biologica – IFOAM) (Hansen e Sjouwerman, 2007):
il principio della salute: in quanto deve sostenere e favorire la salute del suolo, delle piante, degli animali, degli esseri umani e del pianeta come un insieme unico ed indivisibile;
il principio dell’ecologia: in quanto deve basarsi su sistemi e cicli ecologici viventi, lavorare con essi, emularli ed aiutarli a sostenersi;
il principio dell’equità: in quanto deve svilupparsi su rapporti che assicurino equità e solidarietà nei confronti dell’ambiente comune e delle necessità della vita;
il principio della precauzione: in quanto deve essere gestita in modo precauzionale e responsabile, al fine di proteggere l’ambiente e la salute e il benessere delle generazioni presenti e future. Obiettivo dell’agricoltura biologica è quindi coniugare innovazione e ricerca senza trascurare il benessere degli individui e della comunità, mediante un approccio olistico dell’azienda agricola (visione ecologica).
Il diserbo selettivo riguarda l’eliminazione delle infestanti presenti nel prato, senza che si arrechi danno al prato stesso. Viene chiamato selettivo proprio perché il diserbante colpisce le infestanti a foglia larga, mentre non risulta dannoso per le piante a foglia stretta (cioè le monocotiledoni che compongono il tappeto erboso). Talvolta si interviene anche su piccole infestazioni di graminacee infestanti annuali.
Diserbo di pre emergenza
Il diserbo di pre-emergenza, invece, viene effettuato per controllare l’emergenza (non la germinazione!) delle piantine di graminacee infestanti a partire dalla primavera e per tutta la fase estiva. Mentre nel primo caso il diserbante deve raggiungere la foglia dell’infestante e in questa penetrare, nel secondo, la miscela acqua-prodotto deve essere incorporata nei primi millimetri di terreno. Così, quando il germinello emergerà, entrerà in contatto con la molecola diserbante.
Infestanti a “foglia larga”
Le dicotiledoni a foglia larga non rappresentano un grosso problema per il tappeto erboso, perché sono erbe molto diverse da quelle che costituiscono il prato (formato solitamente da graminacee selezionate, che sono monocotiledoni) ed è abbastanza facile controllarle. Sono poche le specie infestanti a foglia larga:
Queste specie sono accomunate da una foglia mediamente espansa, più o meno tutte si adattano al taglio basso del tappeto erboso. Germinano principalmente in primavera e/o autunno. Il loro controllo si effettua in forma localizzata con diserbanti di “post emergenza”, con i quali si tratta solo quando le infestanti sono già emerse e si evita l’impiego dei diserbanti di “pre emergenza” (quelli cioè che impediscono la germinazione).
La gran parte dei diserbanti per le infestanti a foglia larga agisce prevalentemente a livello fogliare, penetrando all’interno della foglia e spostandosi attraverso la linfa, sino a raggiungere i siti più interni, in particolare i tessuti in crescita e gli organi di riserva.
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